E’ di questi giorni la notizia di un ragazzo fiero d’aver navigato in solitario nell’Atlantico con un vecchio e malandato sloop di sei metri. Non appena il vento è aumentato un po’ la barca ha ovviamente cominciato ad andare in pezzi, ma nessun problema, il ragazzo aveva pronta la soluzione: attivare l’Epirb. Un mercantile greco è così andato a soccorrerlo e lo ha preso a bordo, con tutta la barca. Quello che ci chiediamo è come non possa questa persona essere almeno imbarazzata per ciò che ha fatto. Fortunatamente le condizioni meteo erano buone – infatti è bastato solo un po’ di vento per mandargli in pappa la barca, figuriamoci ci fosse stato anche del mare – ed i soccorritori non hanno avuto particolari difficoltà, ma qualcuno di loro si sarebbe potuto far male. E’ giusto mettere a repentaglio l’incolumità altrui a causa della propria spavalderia? Se si ha voglia di rischiare la propria vita almeno si lasci tranquilla quella degli altri. Non capiamo perché atteggiarsi a grandi marinai per poi andare in giro con una barca assolutamente inadatta, ma con un Epirb pronto sottobraccio, incuranti di mettere a repentaglio la vita dei soccorritori quando sarà il momento. Perché tanto è ovvio che certe imprese non possano riuscire e che ci sarà bisogno di chiamare aiuto. Invece stavolta cosa è accaduto: il ragazzo ha concesso in esclusiva foto e racconto e si è anche sentito dire “bravo”. E’ normale che continueranno ad esserci degli emulatori ed è per questo che noi vogliamo dire che così non va bene, perché questi non sono marinai da incoraggiare, ma incoscienti da tenere a freno.