La nautica italiana colpita e affondata

Di interventi legislativi opinabili sulla nautica ne abbiamo visti, ma come questo no davvero. Chi, come noi, frequenta quotidianamente le Capitanerie di Porto e gli Uffici della Motorizzazione Civile, comprende immediatamente il caos, l’imbarazzo degli addetti ai lavori. Tenteremo di spiegare nella maniera più semplice. Prima gli articoli di legge del codice della nautica da diporto erano 67, ora 91 e se questo è il buongiorno… Prima esisteva un registro di iscrizione in ogni Capitaneria o Motorizzazione autorizzata, ora abbiamo l’ATCN (archivio telematico centrale unità da diporto), l’UCON (ufficio conservatoria centrale unità da diporto), il SISTE (sistema telematico centrale nautica da diporto) e gli STED (sportelli telematici del diportista), il tutto istituito nel 2014, ma ancora penosamente nel limbo e dovendo diventare operativo tra sei mesi crediamo che qualcuno abbia proprio sbagliato i conti.  Continuiamo ad avere, unici al mondo, le figure del proprietario, dell’armatore e dell’utilizzatore che si accavallano e litigano tra loro.

Tornano alla ribalta la stazza lorda (concetto astratto dalle machiavelliche regole che niente ha a che vedere con elementi concreti quali la lunghezza effettiva, il dislocamento o la portata effettiva) ed anche la procura notarile per chi acquista imbarcazioni in leasing ed intende immatricolarle (prima bastava una firma semplice allegando il contratto di locazione finanziaria).  E poi miriadi di documenti, di abilitazioni, la guida in stato di ebbrezza in fasce orarie, i limiti di navigazione diversi da zona a zona  e tanto, tanto altro.

Tra cui, la più grande cretineria che il diporto abbia mai visto in Italia da quando è stato istituito nel 1971: tutte le unità pre-esistenti dovranno recare nella targa, dopo la lettera D, il simbolo X. Non è uno scherzo, vedere l’articolo 25 comma 1 bis di questo meraviglioso codice per credere. Ed è di tutta evidenza che solo in preda al delirio si possano escogitare soluzioni simili. Cosa è stato fatto:  si è presa la legge del  2005 (vecchia quindi di 13 anni) e qua e là è stato aggiunto, tolto, sostituito, improvvisato…  Che altro poteva venirne fuori. Nel XXI secolo, nell’era di Internet, quando nei paesi più avanzati d’Europa le immatricolazioni del naviglio da diporto avvengono on-line,  noi ancora insistiamo con le marche da bollo, i versamenti postali, le copie conformi e artifici di vario genere….Tutto ciò aumenterà ancor più l’esodo delle immatricolazioni verso le bandiere straniere: ci si registra on-line, si paga una sciocchezza ed arriva a casa un solo documento, un solo foglio, e con quello si naviga. Punto.  Per ora in Italia  è ancora tutto fermo in attesa dei decreti attuativi.  Nel frattempo, da buoni italiani, pensiamo alla salute.