Ora che è tutto passato possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo. Stavolta ha funzionato tutto e grazie all’allarme divulgato per tempo chi ha voluto è corso prontamente ai ripari. Ci riferiamo alle imbarcazioni sul Fiume Magra. Nel pomeriggio di domenica 10 dicembre, appena data l’allerta, i cantieri più previdenti hanno accelerato le operazioni di posizionamento in terra delle imbarcazioni ancora in acqua, altri, tra cui noi, le hanno messe in sicurezza semplicemente spostandole. Ci è bastato percorrere poche centinaia di metri e abbiamo raggiunto il Porto Turistico del Magra. Siamo stati accolti da ben due ormeggiatori e nonostante la pioggia, il vento, la scarsa visibilità e il mare mosso hanno prontamente rimosso la barriera galleggiante all’ingresso del porto e ci hanno consentito l’ormeggio addirittura con l’assistenza di un gommone pronto ad intervenire in caso di bisogno, e tutto con massima attenzione e professionalità. La cosa che ci addolora è che nonostante vi fossero disponibili anche altri posti molti incoscienti abbiano preferito lasciare le loro barche sul fiume! E non ci si venga a dire “ero solo, stavo male, ero lontano, non trovavo le chiavi della barca, ho rinforzato gli ormeggi,… ” e cretinerie del genere perché basta una telefonata. Sul Magra hanno base operativa non solo strutture come la nostra, ma servizi di assistenza e recupero in mare in grado di portare le barche in sicurezza anche al traino, se occorre. A causa di pochi irresponsabili abbiamo rischiato di finire ancora una volta sulle cronache, in mano agli sciacalli pronti al recupero delle barche che strappano gli ormeggi e vengono trascinate al largo dalla corrente. Causando così lo spopolamento della nautica dal Magra, proprio mentre stava diminuendo. Nessuno mai lascerebbe la propria auto sotto ad un albero che rischia di cadere e non capiamo perché vi è ancora qualcuno che davanti ad un’allerta rossa, nonostante basti percorrere solo pochi metri per metterle al sicuro, abbandoni le proprie barche sul fiume come se niente fosse, così danneggiando l’economia dell’intera Valle del Magra.

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